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Contro i medici 300mila cause in corso, 35mila ogni anno

Sanità pubblica Redazione DottNet | 07/02/2019 17:47

Il 95% si conclude con proscioglimenti. Proposta l' istituzione dell' Arbitrato Salute

Sono 300 mila in Italia le cause contro medici e strutture sanitarie private e pubbliche. Trentacinque mila nuove azioni legali ogni anno. Ma secondo i dati più aggiornati (Tribunale del malato (2015) e Commissione Parlamentare d' inchiesta sugli errori sanitari, del 2013) il 95% dei procedimenti per lesioni personali colpose si conclude con un proscioglimento. I numeri sono stati esposti  al ministero della Salute da Consulcesi, network legale in ambito sanitario, che ha proposto l' istituzione dell' Arbitrato della Salute.

"Il rapporto medico-paziente è in crisi: lo dimostra l' escalation di aggressioni e denunce contro i camici bianchi. Nasce per questo la proposta di istituire un luogo di confronto, e non di contrapposizione, per la risoluzione delle controversie", dice il presidente di Consulcesi Massimo Tortorella, che ha organizzato la conferenza stampa al ministero della Salute. Dove l' iniziativa viene discussa insieme con i rappresentanti delle istituzioni sanitarie, tra cui il Presidente della Fnomceo Filippo Anelli, quello della Commissione Sanità del Senato Pierpaolo Sileri, il Vicesegretario generale di CittadinanzAttiva Francesca Moccia e la vicepresidente della Fnopi Ausilia Pulimeno. L' Arbitrato della Salute si propone come sistema di risoluzione alternativa delle controversie con l' obiettivo di trovare, in tempi rapidi ed economici, soluzioni condivise e praticabili coinvolgendo tutte le parti interessate con la conseguente riduzione del contenzioso e dei costi.

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Le denunce - è stato spiegato - vengono presentate principalmente al Sud e nelle isole (44,5%). Al Nord la percentuale scende al 32,2% mentre al Centro si ferma al 23,2%. Le aree maggiormente a rischio contenzioso sono quella chirurgica (45,1% dei casi), materno-infantile (13,8%) e medica (12,1%). Per quanto riguarda i costi necessari ad intraprendere le azioni legali, partendo da una richiesta risarcitoria media di 100mila euro, per una causa civile servono 50.128 euro, se si tratta di penale, invece, sono necessari 36.901 euro. In entrambi i casi, le cifre sono da intendersi per ciascuna delle parti coinvolte nel procedimento. E si tratta di numeri che non lasciano indifferente la categoria: secondo la Commissione Parlamentare d' inchiesta sugli errori sanitari, il 78,2% dei medici ritiene di correre un maggiore rischio di procedimenti giudiziari rispetto al passato. il 68,9% pensa di avere tre probabilità su dieci di subirne; il 65,4% ritiene di subire una pressione indebita nella pratica quotidiana a causa della possibilità di subire un processo.

Dati allarmanti, tanto che il sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi propone un rimborso al professionista: "Bisogna anche pensare alla possibilità che un medico accusato ingiustamente di aver fatto male il suo lavoro, vada risarcito".    "Si è creato un clima di forte sospetto tra medici e pazienti - ha aggiunto Bartolazzi - la gente pensa che intorno alla medicina si sia creato un business. E forse è anche un po' colpa dei medici". "Ma adesso è tempo di ricostruire il rapporto, attraverso una corretta informazione - ha concluso - Bisogna rinnovare la cultura del rispetto della medicina e della scienza".

A due anni dall’approvazione della Legge Gelli sulla responsabilità medica, va precisato che nella stragrande maggioranza dei casi le denunce che coinvolgono dei medici si rivelano infondate e la speranza è che la Legge Gelli possa ridurre il numero di cause (spesso temerarie) proposte. 
«Purtroppo i miglioramenti attesi non si vedono ancora – sottolinea Gabriele Peperoni (vice presidente nazionale Sumai) nel corso di un convegno organizzato a Napoli sul tema - posto che il numero delle denunce, in sede penale, presentate dai pazienti contro i sanitari è sempre rimasto enorme». È notizia di questi giorni che secondo “le stime nel 2016 la percentuale complessiva dei medici coinvolti in procedimenti giudiziari, sia civili che penali, rispetto al numero totale di assicurati, era in calo in termini percentuali, ma nel 2017, i sinistri aperti e che possono coinvolgere più professionisti per uno stesso evento avverso, sono aumentati dal 2016 del 60%”.

Chiaramente un bilancio preciso e puntuale su una norma entrata in vigore il primo aprile 2017 è ancora prematuro anche se quella certezza su cui si 
fondava la legge e cioè l’individuazione di linee-guida, di modelli di condotte virtuose predeterminate purtroppo non esiste o non esiste ancora. «La Suprema Corte di Cassazione – aggiunge Peperoni - con l’ordinanza 30998 ha, per certi versi, ridimensionato il valore da attribuire alle linee-guida nei processi per responsabilità professionale medica in quanto  le medesime non rappresentano (secondo i giudici) “un letto di Procuste insuperabile”, ma solo uno strumento per valutare la condotta del medico in un modo che tuttavia non può prescindere dall'analisi del caso concreto». Il dottore Antonio Perna, responsabile scientifico dell'incontro, sottolinea un aspetto controverso.

«Se è vero che il medico è diligente, prudente e perito quando la sua condotta risulta conforme alle linee-guida, è altrettanto pacifico che la condotta del medesimo può essere diligente anche se non si attiene alle linee-guida e può non esserlo anche se vi si attiene quando, a posteriori, si possa dimostrare ed affermare che le peculiarità del caso di specie imponevano di discostarsene. Insomma, con quest’ordinanza poco è cambiato rispetto a prima nella valutazione della condotta tecnica. Da dire, infine, che una buona percentuale di denunce non vede il processo in quanto si procede all’archiviazione ma è altrettanto vero che la denuncia al sanitario costituisce un momento negativo nella vita professionale dello stesso e che si ripercuote sul futuro; è vissuta con profonda ansia ed angoscia tenuto pure conto del tempo (lunghissimo)occorrente per la sua definizione; rappresenta, infine, anche un onere economico non indifferente per la nomina di avvocati e consulenti per le difese giuridiche e tecniche. Ed ancora più oggi posto che le assicurazioni hanno aumentato i premi, indice di un aumentato rischio».

2 MEDICI SU 3 SI SENTONO A RISCHIO. Numeri che non lasciano indifferente la categoria: sempre secondo la Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari, il 78,2% dei medici ritiene di correre un maggiore rischio di procedimenti giudiziari rispetto al passato; il 68,9% pensa di avere tre probabilità su dieci di subirne; il 65,4% ritiene di subire una pressione indebita nella pratica quotidiana a causa della possibilità di subire un processo. "Un medico che ha subito una denuncia da un paziente o teme il clima di tensione e sfiducia che si è creato negli ultimi tempi, finisce per prescrivere un maggior numero di analisi e accertamenti: questa medicina difensiva costa dagli 8 ai 12 miliardi l'anno. Ecco perché bisogna creare un filtro tra i medici e i pazienti che si ritengono vittime di malasanità. E alla lunga anche il Ssn ci risparmia", affermaLil presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Pierpaolo Sileri.

CHE COS’È L’ARBITRATO DELLA SALUTE. L’Arbitrato della Salute vuole rappresentare il luogo di recepimento di tutte le istanze che riguardano l’intera attività sanitaria, pubblica e privata, fornita alla cittadinanza, comprese le modalità relative al suo concreto svolgimento e le possibili controversie che possano insorgere fra il personale sanitario, le strutture ed i pazienti, relativamente a casi con responsabilità medico-sanitaria, senza alcun limite nell’entità del risarcimento. Un organismo libero, indipendente ed imparziale, sia nello svolgimento delle sue funzioni che nell’adozione delle decisioni.

DALLE VIOLAZIONI DELLE DIRETTIVE UE ALLA FUGA ALL’ESTERO: CAMICI BIANCHI IN CRISI.  Oltre ai numeri allarmanti relativi al contenzioso legale tra medici e pazienti, sono numerose le questioni irrisolte che mettono in crisi i camici bianchi italiani. Dai casi di violazione delle direttive UE – come la vicenda degli ex specializzandi tra il 1978 e il 2006 che non hanno ricevuto dallo Stato italiano il corretto trattamento economico, o il mancato rispetto delle regole sull’orario di lavoro – fino alla disparità retributiva che subiscono durante la formazione i Medici di Medicina Generale, l’elenco sembra non avere mai fine. Di fatto, il medico in Italia sta diventando una figura a rischio di estinzione a causa dell’applicazione indiscriminata del Numero Chiuso, l’imbuto formativo dovuto alla carenza di posti per le scuole di specializzazione e il progressivo pensionamento dell’attuale classe medica. Per questi motivi, secondo dati Enpam-Eurispes, nell’arco di 10 anni (2010-2015) oltre 10mila camici bianchi hanno messo lo stetoscopio in valigia e sono andati all’estero.

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